La storia del Fagiolo tondino del Tavo
È chiamato “tondino” per la sua forma tondeggiante, il tegumento è sottilissimo e lucido e ha un colore che va dal bianco latte all’avorio, che tende a scurirsi qualora, durante la maturazione, il clima si presenti particolarmente piovoso e umido.
La storia del Fagiolo tondino del Tavo
Il fiume Tavo nasce sul Gran Sasso e dà il nome al piccolo legume coltivato con premura e dedizione in alcuni paesi posizionati lungo la sua vallata, da Cappelle a Collecorvino, passando per Farindola, Loreto Aprutino, Moscufo e Penne. Considerato prodotto “sociale”, ricchezza di un’intera comunità, il Fagiolo Tondino del Tavo è racchiuso in un baccello allungato che può contenere fino a otto semi. Ha dimensioni medio-piccole che variano dai 6 mm agli 8 mm ed una consistenza dura. È chiamato “tondino” per la sua forma tondeggiante, il tegumento è sottilissimo e lucido e ha un colore che va dal bianco latte all’avorio, che tende a scurirsi qualora, durante la maturazione, il clima si presenti particolarmente piovoso e umido.
È una pianta rampicante che necessita di un terreno non troppo profondo, di natura sabbiosa e di un apporto idrico abbastanza elevato; nella tradizione si seminava dopo la mietitura del cereale direttamente sulle stoppie. Oggi la semina avviene dopo il 15 giugno, la fioritura intorno alla seconda decade di agosto, mentre la maturazione cade nell’ultima decade di ottobre. I frutti vengono raccolti meticolosamente a mano e selezionati attentamente dagli agricoltori.
Il suo consumo è per lo più allo stato secco, da solo e più spesso in abbinamento con altre minestre. Non manca il consumo allo stato fresco in cui, dopo la raccolta, i baccelli vengono sgranati e il frutto, allo stato ceroso, viene conservato in frigo e utilizzato come provvista durante il periodo invernale. È un prodotto unico, puro e antico, profumato e dal sapore delicato, ritenuto dagli agricoltori il perno su cui ricostruire buona parte dell’economia di un’intera comunità, che vuole metterne in risalto la preziosità e distinguerlo dalle imitazioni.
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